Da tempo, prima di smettere per una decina d’anni di fotografare a pellicola, mi ero perdutamente innamorato di due pellicole: ilforf HP5 e Ilford FP4.
Dopo aver rimesso in piedi un abbozzo di camera oscura, è stato del tutto naturale cercare nuovamente Ilford con queste due emulsioni che nel frattempo sono state rinnovate, nella versione plus. Confermato assolutamente il mio amore smisurato per queste due pellicole, le ho tenute come capi saldi per il test del “nuovo” materiale fotografico.
In questo caso FP4+ è stata scelta per testare parte di nuovo corredo: Canon AV-1 e Canon FD 50mm f/1.4
Come di consueto mi concedo una foto di rito dell’assetto fotografico.
Come di recente scoperto da Elena, Ilford FP4+ sta per Fine Panchromatic, quindi una pellicola studiata per avere una grana particolarmente fine. Indicata per cogliere dettagli più fini dell’immagine, quindi mi avrebbe permesso di trovare eventuali difetti di una lente che conosco molto bene nella sua versione EF (a occhio e come resa non sembra cambiato molto se non gli automatismi e il numero di lamelle del diaframma).
La mia amata Ilford FP4 si rivela essere molto adeguata anche con la foschia (che un po’ mi ha colto di sorpresa, ma non mi ha guastato l’uscita) che adoro con il bianco e nero. Nel contempo la pellicola mantiene un bel contrasto e dettagli fini sia sulle luci che sulle ombre. Il taxi è arrivato quando stavo decidendo l’esposizione e non accennava a spostarsi, ma alla fine ha fatto la sua presenza senza rovinare la foto.
Per fare fotografie per lo meno decenti si deve imparare due cose: a non aver fretta di scattare, oppure a valutare la contestualizzazione degli elementi di disturbo. Avendo spesso il tempo contato, faccio di necessità virtù e ultimamente sto imparando un pochino a contestualizzare.
Non può mancare un po’ di sana pioggerellina che mi costringe a richiudere dopo ogni serie di scatti l’attrezzatura nella custodia o a nasconderla sotto la giacca. Immagino che dal 1971 ad oggi la fotocamera ne abbia viste di tutti i colori, alcuni segni li porta con fierezza sulla sua scocca, ma mi dispiace sempre mettere a repentaglio l’incolumità della mia attrezzatura. Qui la Ilford FP4+ si è comportata benissimo, neri scuri e lucidi, dettagli nei riflessi sull’acqua, mi piace proprio!
Nonostante le numerose ed evidenti limitazioni della Canon AV-1, (intesa per essere quasi una punta e scatta in priorità di apertura) una scena così difficile con una dinamica di luci così ampia non ha messo in difficoltà la mia Ilford HP4. La resa di questa pellicola mi stupisce sempre.
Vicolo dei Lavandai è parte a tutti gli effetti della storia di Milano, ma mia ha sempre stupito il trattamento che riceve pressoché tutti i giorni dagli avventori della vita notturna che lo prendono un po’ come pattumiera.
Il naviglio grande, esposizione “sbagliata” dovuta al riflesso del cielo nel naviglio su una fotocamera con esposizione media ponderata al centro. Nonostante l’errore, questa foto assume un fascino particolare: ricorda le foto della Vecchia Milano con tutta la carica nostalgica che ne consegue. La Ilford HP4 è recuperabile, infatti in fase di scansione o di stampa un errore come questo, di uno stop, è facilmente correggibile mantenendo comunque una dinamica molto buona, ma ho preferito lasciare la foto “sbagliata” per l’effetto “Vecchia Milano” che ne consegue. Avevo già parlato delle foto senza tempo qui.
Dal ponte qui ripreso (il terzo dalla Darsena, considerando il primo quello ancora aperto al traffico) mi ha permesso di fare una foto con il mood nostalgico che ben si addice a queste zone quando piove o c’è nebbia. Anche qui neri lucidi e dettagli in ogni dinamica di luce.
Arrivato al ponte di via Corsico ho assistito al “Cambio della Zingara” che immancabile chiede l’elemosina, con qualsiasi tempo e qualsiasi orario su questo ponte. A un certo punto è arrivata una compare che si è messa ad osservare il flusso di gente su tutta via Corsico. Quando è stato il momento opportuno, una è uscita dal sacco da cui chiede l’elemosina e l’altra ne ha preso il posto. Purtroppo mi hanno visto con la macchina fotografica ma non ho rinunciato allo scatto ottenendone uno un po’ storto ma dovevo essere cauto. Raddrizzare la foto non è certamente difficile ma qui l’ho voluta lasciare tale e quale a ricordo della difficoltà dello scatto.
Dopo aver provato un po’ di diverse condizioni di luce, in diversi ambiti in situazioni in cui era il dettaglio a farla da padrone, ho deciso di provare il 50mm f/1.4 in una serie di scatti effettuati a f/1.4 sempre più ravvicinati. Adoro la AV-1 perché, a differenza della maggior parte delle reflex dell’epoca, è a priorità di apertura e non di tempi, modalità che adoro usare anche in digitale e in analogico con altre attrezzature che lo permettono. La Ilford FP4 in questa serie di scatti è stata preziosa per vedere la resa della lente.
Nella prova a piena apertura si vede chiaramente come diventa morbida la lente, mantenendo comunque una definizione accettabile sia a centro fotogramma,
che nella parte periferica. Nell’ultima immagine si può vedere tutta la dinamica della Ilford FP4 con la sua grana fine e il suo tocco morbido che la rende perfetta per quegli scatti in cui si vuole isolare il soggetto dallo sfondo con solo la profondità di campo.
Come già accennato prima, con la pellicola e le condizioni meteo corrette, è possibile scattare una foto con l’aspetto e l’atmosfera nostalgica delle foto di inizio secolo scorso, anche con gli strumenti odierni, solo alcuni dettagli, all’osservatore attento, possono svelare l’età della foto.
Purtroppo la prospettiva centrale del naviglio, non è al centro del ponte di Via Gorizia ed è coperta da un albero che, in stagione invernale, permette abbastanza di intravedere il Naviglio Grande.
Altrimenti bisogna accontentarsi di una prospettiva non centrata in cui la tecnica di scatto iperfocale viene in aiuto per avere la definizione necessaria su tutta la profondità dell’immagine.
In conclusione da un rullino di 36 foto, ne ho pubblicate 12, portando la percentuale di foto che mi sento di pubblicare al 33% del prodotto che è ampiamente superiore a quello che succede con il digitale (dove sono sicuramente sotto al 10%.
Uscire a fotografare un soggetto trovandosi con le condizioni meteo preferite e con la pellicola adeguata ha aiutato sicuramente. In conclusione, dopo anni di astinenza, la Ilford FP4 si conferma nelle mie prime scelte per fotografare.