La Darsena, dopo il rinnovamento ormai non più così recente ma che avevo sempre snobbato. Sono solito far decantare tutto ciò che faccia tendenza per poterlo interpretare a mio modo senza avere condizionamenti da tutto il brusio di fondo che ne consegue. L’alternativa sarebbe essere tra i primi ma onestamente essendo il mio solo un passatempo, do priorità ad altro.
Scelgo di alzarmi molto presto una domenica mattina di novembre per testare una Canon Eos 5 (ovviamente non digitale) acquistata l’estate prima in un lotto che includeva tra altre cose un obiettivo che mi interessava. Ero già possessore di una Eos 5, con un numero di serie successivo, acquistata dai miei genitori a maggio 1999 per il mio diciottesimo compleanno. Parliamo di tecnologia di 20 anni fa circa.
Scelgo la Darsena per un fattore di comodità in quanto il tempo che avrei avuto a disposizione sarebbe stato poco. L’obiettivo era quello di fotografare la nebbiolina a pelo d’acqua che nelle mattine d’inverno con cielo sereno spesso si forma.
Armato di treppiede, reflex analogica e reflex digitale, raggiungo la Darsena poco prima delle 7:00 di mattina, compatibilmente con gli orari dei mezzi ho cercato di arrivare un po’ prima dell’alba. Il compito si rivela essere più difficile del previsto anche perché avevo dimenticato cosa volesse dire il difetto di reciprocità. Fortunatamente, come dico sempre, la pellicola è generosa, quindi, sebbene sbagliata la posa, qualcosa è sempre salvabile.
Man mano che la luce aumenta, la nebbia va e viene ma cambiano le condizioni di ripresa e bisogna decidere in fretta. Il momento magico è circa 10 minuti prima dell’alba, almeno a occhio.
Ora l’illuminazione pubblica è spenta e rivolgo i miei scatti a Est, dove il naviglio grande entra in Darsena, sotto al ponte che mette in comunicazione Porta Genova con Porta Ticinese, il riflesso dei palazzi nello specchio d’acqua immobile mi affascina e non importa che i colori tendano a un rosa tenue magnifico (catturato con la reflex digitale) ma ciò che importa quando si scatta in bianco e nero sono i contrasti e le forme, le simmetrie e le asimmetrie.
Milano, di mattina presto. Il mattino ha l’oro in bocca.
Durante le feste la città sembra dormire, e, la mattina durante le feste, Milano conserva un’aura di sacralità e sembra essere sospesa nel nulla. Sospesa tra la frenesia del giorno prima e la vita rilassata del giorno dopo.
Ho intitolato la foto precedente “la Milano da bere” non perché fosse mia originale intenzione il tema della foto, ma mi è stato fatto notare che tendo a raffigurare la mia (ormai da più di 10 anni lo è) città con una particolare atmosfera pulita, colorata e ottimista che si respirava nel periodo definito Milano da bere.
Corso Vittorio Emanuele vuoto è una delle cose che mi piacciono di più quando giro fuori orario di massa. Negozi chiusi o in fase di preparativi, qualche pattuglia della polizia locale, qualche passaggio rapido in bicicletta, e raramente trovo qualcun altro armato di obiettivo con il quale mi scambio un’occhiata di intesa (seguita immancabilmente dal rammairco reciproco perché ci rovineremo le foto a vicenda con la nostra presenza).
Armato di 20mm e Full Frame, mi posso concedere il lusso di fotografare questa chiesa, molto particolare. Ricordo la prima volta che la vidi. Così vicina al Duomo di Milano, così vicina a San Babila e comunque grande e frequentata. Mi lasciò un senso di stupore che mi portò presto a visitarla al suo interno. Conserva il fascino di una chiesa a pianta tonda, probabilmente ne parlerò in un altro post con foto degli interni.
Probabilmente l’ho già scritto e sono noioso, ma questo scorcio del Duomo mi affascina oltre misura. Questo edificio magnifico, imponente e al tempo stesso splendido, che fa capolino procedendo da San Babila, mi è sempre piaciuto. E cercavo proprio di immortalarlo con le luci dell’alba.
Poi, nelle prime luci dell’alba, arrivi alla curva di Corso Vittorio Emanuele e ti colpisce in tutta la sua bellezza. C’è poco da fare. Questo colosso di marmo Rosa tutto cesellato, scolpito, con tutte le guglie, le statue e quel suo stile inconfondibile, è proprio bello. Peccato le pubblicità sui ponteggi ma si sa, la Fabbrica del Duomo non è mai chiusa.
Piazza del Duomo, vista da questa prospettiva, mette in risalto Palazzo dell’Arengario e Palazzo Reale. Più in fondo il palazzo con la terrazza Martini, punto cardine degli Aperitivi tanto amati dalla città di Milano. Cosa che in 10 anni di vita milanese, ancora non fa parte di me.
La galleria è la mia nemesi. Il mio amore per la geometria, le linee e le simmetrie va sempre a farsi benedire perché è simmetrica ma non alla perfezione. La luce dell’ingresso verso il duomo pende leggermente allontanandosi dal Duomo stesso. E’ veramente stressante. Non ho ancora una foto che mi soddisfi appieno della galleria. Dovrò cambiare approccio probabilmente.
A Maria nascente è intitolato il Duomo di Milano. Mi sono sempre interrogato sulla curiosità di questa scelta e prima o poi riuscirò a trovare il tempo di andare a fondo. Anche il Duomo è difficilmente fotografabile per intero di fronte, vuoi per la gente, vuoi perché al centro della piazza (punto ideale con un medio-grandangolo) c’è la statua di Vittorio Emanuele a Cavallo.
E con la luce che continua a cambiare mi godo la città che si risveglia, e i punti di solito affollati che, piano piano, iniziano a richiamare persone. La statua equestre di Vittorio Emanuele riporta la dedica dei milanesi.
Seguendo il mio percorso, tutt’altro che rettilineo, per il centro di Milano, mi imbatto nella vetrina del Camparino, storico bar milanese, nella quale si riflette il Duomo, richiamato anche nell’insegna al neon sopra al marchio.
Quest’anno l’albero di Natale in galleria aveva una trama luminosa molto gradevole e quindi non ho potuto non immortalarlo a mio modo. Un giorno devo provare a fare un giro per i camminamenti che hanno riaperto vicino alla copertura della galleria.
Mi sono accorto che per una persona della mia statura, in piedi in piazza della scala, quasi all’imbocco della galleria Vittorio Emanuele, la terrazza Martini tocca la volta dell’ingresso opposto. Mi chiedo quanto questo sia un caso e quanto sia voluto. Mi è stato fatto notare che l’insegna è volutamente appesa sotto il cornicione per essere visibile da tutta la galleria.
Un punto certamente riconoscibile della città di Milano, è la torre del Filarete, al castello sforzesco. In questo caso si riflette nella fontana di fronte, abbellita dal ghiaccio che oramai si forma di rado.
Ultimo dell’anno, fine ed inizio, alla fine capodanno. Chissà perché ho sempre preferito la mattina di capodanno alla notte di San Silvestro. Però la mattina presto. Presto al punto che tutto tace e la città, una volta ogni tanto, forse più che la mattina di Natale, tace. Silenzio. Niente frenesia.
Questo è il capodanno che mi piace.
Quindi questa mattina ho puntato la sveglia, ho lottato con il sonno, mi sono vestito, preso la mia fidata EOS 5D classic con il mio 50mm f/1.4 e mi sono diretto in centro.
Senza pretese, senza treppiede, tranquillo. Ogni tanto mi piace fare questo esercizio stilistico. Singola lente, focale fissa. Singolo corpo macchina.
Aiuta a pensare. Aiuta a liberare la mente e a pensare bene a dove mettersi, cosa inquadrare, diventa importante il mezzo passo avanti o indietro. Obbliga a pensare a cosa vuoi ottenere e come ottenerlo con l’unico strumento a tua disposizione. Lo trovo volto divertente.
Quello che mi ha stupito, questa mattina di capodanno, è stata la frenesia di pochi operatori attorno alle strutture necessarie ai festeggiamenti. Alle 7:00 erano già in parte smontate. Con un grande lavoro di quel che rimaneva, con la presenza incessante degli operatori ecologici. Io ho faticato per svegliarmi presto per svago, quindi posso solo immaginare lo sforzo che fanno queste persone per fare uno dei lavori più umili che esistano.
L’alba
Con le prime luci dell’alba e l’illuminazione abbondante di piazza del Duomo, si vedono le ombre degli operai che smontano le infrastrutture dei festeggiamenti notturni del capodanno.
Il Duomo non è perfettamente orientato est-ovest, pertanto sapevo di trovare l’alba all’incirca dietro palazzo reale e pregustavo questa immagine da qualche giorno.
La galleria Vittorio Emanuele
Con il giorno ancora da sorgere, le luci di illuminazione del Duomo e della galleria Vittorio Emanuele gettano i loro fasci nell’aria.
Quest’anno le luminarie della galleria sono quasi invisibili durante il giorno, quindi sono dovuto passare in notturna per poter riuscire a fare una foto con le luminarie visibili. Devo dire che quest’anno la struttura era quasi invisibile e non nascondeva la volta in ferro vetro che mi ha sempre affascinato.
Il museo del ‘900 e parte della torre velasca viste dall’interno della galleria Vittorio Emanuele. Questa mattina di capodanno mi ha permesso di immortalare e scegliere senza fretta e senza intralci una prospettiva particolare con i globi luminosi a fare da linee di fuga.
Ormai è qualche tempo che ho notato questa prospettiva con il grattacielo centrale dal centro della galleria. Cercavo inoltre un momento in cui avrei trovato la galleria sufficientemente vuota per poter giocare anche con i riflessi sulla pavimentazione.
Mi ha molto divertito questo giro senza gli ausili dello zoom grandangolare che alla fine ti mette quasi sempre nella situazione migliore di scatto.
Con questo post di capodanno auguro a tutti un felice 2017!
La sera precedente, il 6 agosto, è stato festeggiato dalla città di Arezzo.
Come di consueto per la festa del Patrono, San Donato, viene effettuato uno spettacolo pirotecnico.
Da diverso tempo inseguo i fuochi d’artificio e non ero mai riuscito a fotografare il “fiore”.
Tra impegni e lavoro riesco a fotografare principalmente durante i fine settimana e le ferie.
Mi capita spesso di essere fuori sede quando capitano questi eventi. Il treppiede è d’obbligo, anche quando i fuochi sono vicini.
La mia esperienza precedente, in cui sono riuscito a prepararmi e tenere un approccio studiato al fenomeno, è stata la festa di fine estate 2013 di Subbiano. In questa occasione ero sufficientemente vicino da usare una focale corta, e la difficoltà principale risiedeva nell’indovinare l’altezza dell’esplosione. Con il treppiede non è possibile inseguire il razzo in salita e quindi, da vicino, è facile che qualcuno rimanesse parzialmente tagliato dal fotogramma.
Nel caso dello spettacolo per la festa di San Donato, mi trovavo circa a 10 km in linea d’aria, quindi con un 500 mm su full frame avevo un livello di dettaglio sufficiente, con un quadro sufficientemente ampio per non avere il problema della differenza di altezza a cui esplodono i vari fuochi.
Il Fiore
Il fiore è una figura che inseguo da diverso tempo (io la chiamo così ma il motivo è abbastanza evidente) in cui il razzo lascia una scia luminosa del suo percorso (a occhio nudo si vede solo un puntino che si muove) sulla posa lunga, e l’esplosione del fuoco a raggiera costituisce i petali del fiore stesso.
Inutile dire che con la varietà di fuochi d’artificio che generalmente vengono esplosi, non è semplicissimo fotografare il fiore. Da distanza ravvicinata devo riprovare ma penso che sia molto più difficile.
Questo fiore è esploso molto più in basso, infatti ha il gambo più corto.
Tecnica usata.
La tecnica che ho adottato è la seguente, dopo aver trovato la sensibilità adatta a pose che vanno da 1 a 4 secondi, generalmente le pose sono da 1,5 – 3 al massimo, imposto la fotocamera con la posa B e manualmente agisco sullo scatto remoto per partenza e termine della posa.
Sarebbe interessante scoprire se qualcuno usa altre tecniche.
Di seguito una breve galleria con tutti gli scatti della serata di San Donato.
L’allineamento dei pianeti che ha interessato la fine del 2015 e l’inizio del 2016 è un fenomeno che non ha nulla di pittoresco o spettacolare come una cometa visibile a occhio nudo o come un’eclisse di luna ma ha comunque il suo fascino per chi ha osservato a lungo il cielo sia come semplice appassionato che come astrofilo.
Infatti un allineamento non è un fenomeno così frequente, tanto più quando coinvolge tutti quattro i pianeti visibili a occhio nudo, la Luna, Mercurio (grande assente questa volta).
Questa volta mi sono svegliato presto la mattina per essere (nei miei programmi) alle 6 in punto al lago di Varese, nello specifico all Schiranna per vedere se il posto fosse consono alle fotografie ed in caso potermi spostare per trovare un altro posto. Il giorno 25 gennaio 2016 alle ore 6:14 con -2°C arrivo alla schiranna di Varese, parcheggio e mi dirigo verso la spiaggia che ricordavo diversa ma ora c’è il Lido che nonostante la sua forma proprio brutta, non mi ha impedito di fare fotografie. Fortunatamente ricodavo molto bene il posto e quindi i pianeti erano tutti visibili, con il primo rossore del crepuscolo prima dell’alba, Venere era appena più alta della coltre spessa di foschia all’orizzonte e gli altri pianeti erano lì ad aspettarmi.
Arrivato in riva al lago ho iniziato a calibrare i tempi di posa, la sensibilità e il bilanciamento del bianco e ho messo in piano il treppiede alla luce della luna piena. L’allineamento era evidente, una linea retta di puntini luminosi non tremolanti. Per il totalmente profano specifico che per distinguere una stella luminosa da un pianeta basta osservare attentamente se la luce tremola o meno. Nel caso non tremoli anche in caso di vento, beh, è un pianeta di sicuro.
Anche se cronologicamente la foto è successiva ho voluto documentare la modalità di ripresa della scena. L’intervallometro mi fornisce anche la possibilità di fare lo scatto remoto per non introdurre vibrazioni premendo il pulsante di scatto della fotocamera.
Per scattare queste foto ho utilizzato una Canon EOS 5D prima serie con un 20-35mm f/3,5-4,5 a 20mm in modo da coprire sulla diagonale del fotogramma 94° di campo. Purtroppo la separazione angolare da Venere a Giove in questo allineamento di pianeti è stata di 112° 2′ e 40”, ben al di là delle possibili tolleranze per sperare di riuscirci con un solo scatto. Quindi mi sono trovato costretto a lavorare sul contrasto e passare due scatti a un allineatore in modo da correggere le distorsioni tipiche di un grandangolare e fare un mosaico di due scatti.
Questo per spiegare perché i primi 3 pianeti in questo allineamento sembrano in fila nello scatto risultante mentre Giove, sembra fuori allineamento. In realtà una linea retta che passa al bordo di un grandangolo curva. I primi 3 tagliavano in diagonale il fotogramma e quindi sono rimasti sostanzialmente dritti, Giove invece, spostando l’inquadratura è rimasto nell’angolino in alto a destra e pertanto la congiungente da Marte si è deformata. Purtroppo ho mosso la fotocamera su un solo asse per avere la ripetibilità degli scatti visto che li ho ripetuti dalle 6:30 alle 7:15 più o meno in continuazione nella speranza sorgesse Mercurio e fosse visibile. Infatti Mercurio avrebbe passato l’orizzonte ideale all 06:59 e verso le 7:15 non sarebbe stato più posibile vedere i pianeti pr via della luminosità del crepuscolo. Purtroppo non è comparso visibile per via delle alture e della cappa di foschia sulla pianura in lontananza. Sarebbe stato bellissimo avere un allineamento di 5 pianeti.
Segue la foto con evidenziati i nomi dei pianeti partecipanti all’allineamento.
Si tratta dello stesso scatto in modo da non deturpare il primo e permettere lo stesso di ammirare lo spettacolo.
Durante l’oretta in cui mi si sono brinati i baffi e metà attrezzatura, ho avuto l’incessante compagnia di una colonia di germani reali che con il loro starnazzare, nuotare e volare mi hanno fatto sentire un po’ meno solo e mi hanno tenuto allegro anche perché hanno fatto un chiasso che non mi sarei mai aspettato.
C’era anche una colonia di folaghe che sono state più tranquille.
Constatato con amarezza che in questo allineamento di pianeti Mercurio non ha fatto capolino (per lo meno il 25 gennaio) ho iniziato a giocare con le increspature dell’acqua lasciate dalle folaghe e con l’intervallometro a cercare la foto “perfetta” dell’alba.
I momenti che precedono il sorgere del sole sono più affascinanti, per quello che mi riguarda, di quelli immediatamente successivi al tramonto. La vita che inizia a svegliarsi, qualche animale che anticipa, qualcun altro che arriva dopo…
In più il lago di Varese ha sempre il suo fascino particolare in questo momento della giorata in quanto, dalla Schiranna, tutto quello che succede in cielo si riflette in acqua dando ancora maggior risalto alla bellezza del momento.
Coi germani a tenermi compagnia continua la mia ricerca della foto perfetta dell’alba, che alla fine non è proprio così perfetta ma mi ha lasciato pienamente soddisfatto.
Lo scatto precedente è il risultato, quasi pittorico.
Mentre questo, appena sopra, è il risultato dello stesso momento con un teleobiettivo puntato solo al sorgere del sole. Il punto è facilmente identificabile sulla foto precedente.
Ignoravo che in un posto così vicino a dove sono nato e cresciuto facessero un falò pr sant’Antonio. Sarà per questo che era comunque non c’era la folla a cui ero abituato per quello che si tiene a Varese e che richiama una folla tale per cui nelle vie litrofe a Piazza della Motta non è quasi possibile muoversi.
A parte la simbologia, sempre molto ampia e che sempre non manca di affascinare, un falò d’inverno già di suo è un evento che non manca di affascinare anche per la cura che l’uomo, lo stesso che lo osserva sempre con occhio fanciullesco, deve prontamente fornire per far sì che un evento da tradizione si possa tramutare in disastro. Ciò viene effettuato dai vigili del fuoco che hanno il compito di spegnere la fuliggine del falò per evitare che si propaghi lontanto.
Queste foto sono datate 15 gennaio 2016, ho tardato un po’ nella pubblicazione in quanto, preso dalla foga di fotografare il falò, ho contestualizzato molto poco il tutto. In ogni caso qualche scatto l’ho recuperato.
Il fuoco e l’acqua sono due elementi che fotograficamente si prestano moltissimo per giocare con i tempi di posa. Con un tempo lungo abbiamo le strisciate, con un tempo breve invece abbiamo un’immagine congelata.
A differenza dell’acqua, che con i tempi di posa lunghi sembra più calma, il fuoco conserva tutta la sua forza con i tempi di posa lunghi, che aggiungono enfasi alla propria natura distruttiva.
Giocando con il contrasto è possibile vedere attraverso le fiamme fino a scorgere le braci che alimentano le fiamme e che tengono vivo e allegro il fenomeno in atto. Il fumo è una componente che può essere a suo modo rilevante nell’enfasi dell’immagine.
La caduta di un mozzicone di tronco acceso immortalata in maniera rocambolesca, cercando sempre di non capitare a tiro dell’idrante di un vigile del fuoco.
I vigili del fuoco completano il loo lavoro e, secondo me, si godono più da vicino lo spettacolo che sono convinto affascini anche loro. Con la strumentazione giusta deve essere notevole potersi avvicinare così tanto senza cuocersi a puntino.
La gente se ne va, il fuoco si consuma, e perde forza, è rimasta quasi esclusivamente la brace e qui continua il lavoro dei vigili del fuoco per accelerare il restringimento del fuoco e delle braci in modo da portarlo prima allo spegnimento totale. Con il badile racimolano tutti i tizzoni ardenti e li buttano verso il centro. Piano piano il diametro diminuisce e il fuoco è domato.
La sera del 27, dopo essere rimasto in contatto tutto il giorno con un mio amico a sua volta interessato all’evento, preso quasi dallo sconforto, lo sento l’ultima volta verso le 21:00 chiedendo se ci fossero novità e se avessimo voluto rischiare di perdere metà della notte per andare incontro alle nubi.
“Andiamo al Gottardo, sembra si stia aprendo”
Ceno in fretta, preparo l’attrezzatura e lo raggiungo a casa sua, 1h e 20 minuti dopo, fortunatamente nella direzione della nostra meta.
L’eclisse di luna non è un evento così raro come ci dicono i giornali, né che ne capiti una nella vita, come si può vedere dalla tabella su wikipedia, nè è garantito che la luna diventi rossa per forza. In realtà il colore della luna dipende molto da cosa transita negli strati atmosferici terrestri che rifrangono la luce che non dovrebbe arrivare sul disco lunare se non ci fosse l’atmosfera.
Ecco che arrivo a casa del mio amico, mi fa vedere dal computer la proiezione dell’eevoluzione delle nubi di un servizio che non conoscevo nemmeno minimamente e che sembrava molto quelle animazioni che si vedono nei film quando si deve prendere una decisione critica.
Punta un dito sulla mappa. “Ti va il passo della Novena?” “Bello, c’è anche il laghetto, magari riesco a fare il time lapse con il riflesso nell’acqua!”
Si parte, cerco di rilassarmi mentre vengo portato a destinazione preparandomi un po’ scettico a vedere la prima stella in mezzo al mare di nubi sovrastante. La nostra eclisse di Luna sembrava veramente lontana.
Dopo circa un’ora, dal parabrezza vedo una timida stella comparire e le speranze iniziano a essere più intense.
Arriviamo al passo della Novena dopo aver salutato diversi cervi e una volpe che ci aspettava al parcheggio e constatiamo subito che per fare le foto con il laghetto ci saremmo giocati le sagome delle montagne nelle foto panoramiche di questa eclisse di Luna.
Iniziamo a preparare la nostra postazione in tutta fretta perché la penombra sarebbe iniziata di lì a una mezz’oretta e quindi non c’era poi così tanto tempo. Purtroppo, con -1°C e nessun adattamento termico degli strumenti, nelle prime foto dovevo mettere a fuoco il mio fidato MTO500/8 di fabbricazione sovietica (c’è scritto MADE in USSR) che mi sta dando più soddisfazioni ora con l’avvento dei dorsi digitali che quando l’avevo comprato utilizzandolo con la pellicola.
Primo problema: le batterie della mia EOS 20D e della EOS 5D (hanno le stesse batterie) non reggono questo clima e si scaricano alla velocità della luce. Fortunatamente ho portato l’alimentatore con trasformatore da rete elettrica e il mio amico gentilmente mi ha prestato l’inverter e la presa dell’accendisigari.
Prima sorpresa: la batteria della EOS 1100D non fa una piega. Proprio niente, nemmeno la prima tacca di calo fisiologico con il freddo. Proprio nulla. Meno male!
Queste foto non vogliono avere valenza scientifica né astronomica in quanto per motivi organizzativi (da solo non ci sarei andato a meno che non fosse stato dal balcone di casa) e di rapidità di pianificazione dell’evento ero sprovvisto di montatura motorizzata che mi avrebbe permesso di spingermi oltre 1″ di posa, quindi tenendo bassi gli ISO e guadagnando in definizione. Magari sarebbe stato bello recuperare da qualche parte un rifrattore per non avere l’ostruzione centrale oppure un telescopietto anche solo un 114.
La testa a sfera del mio treppiede mi ha reso difficile mantenere l’orientamento della luna coerente per tutte le foto e pertanto questa eclisse di Luna nelle mie foto sarà un po’ rotante.
Secondo problema: controllo il time lapse. La lente frontale dell’obiettivo stava iniziando a condensare.
Terzo problema: una bomboletta d’aria compressa che in questi casi è risolutiva era a casa, il mio amico ne aveva un vasto assortimento e le vendo pure in negozio, quindi non era nemmeno di non sapere dove trovarle di domenica pomeriggio, proprio di averci pensato.
Quarto problema: Canon deve spiegarmi perché se manca l’alimentazione alla EOS 20D con il 18-55 f/3.5 – 5.6 IS II quando ritorna anche se l’obiettivo è impostato su messa a fuoco manuale, in realtà si riattiva l’autofocus. E’ bastata l’interruzione di corrente necessaria a accendere il motore della macchina (per evitare di dover spingere finita questa favolosa eclisse di Luna) per riattivare l’autofocus che ovviamente ha mosso la lente frontale e ha spostato il fuoco su un obiettivo senza infinito a fondo corsa e abbastanza buio da dover per forza foceggiare sulla luna. Quindi allineamento andato, spezzo il time lapse in due.
Con la EOS 5D faccio qualche foto di ambiente, niente di che prima che le batterie finiscano del tutto.
Il mio amico nikonista nel frattempo scatta a più non posso avvalendosi delle attrezzature più sofisticate, facendomi vedere che lui scatta dal cellulare, mica guardando nel mirino, gestisce tutto via wi-fi, mica come me che corro da un treppiede all’altro (scherzo, eh…)
E’ impressionante constatare i passi fatti dalla tecnologia in 4 anni (l’età della mia 1100D) rispetto alla sua attrezzatura nuovissima. Ho visto scattare a mano libera con cielo stellato che nemmeno a occhio quasi quasi si vedeva così bene…
Alla fine però l’obiettivoski russo ha fatto il miracolo…
Durante la totalità si è alzato un venticello umido da sud che in men che non si dica mi ha brinato la EOS 20D, la EOS 5D ma il mio fido MTO reggeva.
Ultimo problema della serata. Non dico che non mi sarei interessato al fenomeno se non ci fosse stata la possibilità dell’evento che sto per descrivere, ma sicuramente visto che non è la mia prima eclisse di Luna che vedo, il passaggio della ISS alle 06:08 davanti al disco lunare aveva il suo fascino.
“Ho controllato” dice il mio amico “bisogna essere almeno alla latitudine di Bellinzona perché sia possibile vederlo”
“Ok, perfetto”
Ok, magari 1800 metri più in basso ci saremmo riusciti… E’ passata sotto al bordo della luna, nel cono d’ombra della terra… Quindi, nonostante l’abbiamo vista a occhio, il contrasto con il nostro satellite era troppo elevato per poter scattare una foto del genere.
Devo dire che mi sono divertito un mondo con un amico come non facevo da tempo e che il risultato mi ha soddisfatto. Se si salverà qualcosa del time lapse lo pubblicherò a breve.
Nizza si distende lungo un piccolo golfo, distesa lungo una spiaggia ampia ma senza molta sabbia lambita dal mar Mediterraneo, tra il porto, appena prima della città antica, e l’aeroporto. Città della costa azzurra ad appena 40 km da Ventimiglia, è molto accessibile e la popolazione di Nizza accetta di buon grado di farsi capire anche dagli Italiani.
Una volta passati da Nizza, è difficile dimenticarla. Nizza viene chiamata la perla del mediterraneo. Nota per la sua vocazione turistica, antico porto di mare, in realtà è molto di più di quanto si voglia mostrare.
Andando verso piazza Massena, si passa dai Giardini Alberto Primo dove è installato un sistema che nebulizza acqua per creare dei giochi di luce molto suggestivi. Nizza ha investito molto sui parchi e sulla vivibilità della città
Passeggiare nei giardini Alberto Primo con questi giochi di nebbia è particolarmente divertente.
Nizza deve il suo nome ai marsigliesi che, probabilmente, la chiamarono così a seguito della rivendicazione della città sui genovesi. Non a caso infatti, Nizza deriverebbe dal greco Nikaia ovvero Nike, Vittoria.
Terra di mezzo, la perla del mediterraneo. Contesa tra Francia ed Italia, a lungo facente parte del Ducato di Savoia, Nizza finalmente nel 186o ritorna ad essere francese.
Tutte le giornate hanno un termine, e a un certo punto il Miroire d’eau viene spenta, la fontana che costeggia roue Massena fino a Place Massena. E’ ora di rientrare e salutare questa Nizza.
Poetica, colorata, Nizza è turistica, ma non banale, colorata ma non eccessiva.
Inondazione Parco Lambro, breve resoconto fotografico.
Propongo una serie di scatti, volutamente delle istantanee per trasmettere il più possibile il sentimento dello scampato pericolo (inondazione Parco Lambro).
Volutamente la galleria carica in ordine casuale ogni volta perché vuole essere solamente una galleria e non un reportage.
E’ impressionante vedere quanto velocemente un fiume può modificare il suo comportamento abituale e invadere spazi che normalmente vengono considerati sicuri.
Queste emergenze sono sempre più frequenti e c’è da domandarsi quanto l’uomo sia responsabile e quanto sia un normale evolversi del clima.
In quasi 10 anni a Milano, per la prima volta vedo il Lambro minaccioso nel Quartiere Feltre tanto da invadere la strada sotto la tangenziale, prima della rotonda del cimitero di Lambrate.
Dopo il giro nel parco restituito dal fiume all’uso comune la sensazione è di scampato pericolo.
In fondo il fiume ha fatto pochi danni, tutto sommato non scorre poi così veloce e fortunatamente il piano regolatore non ha mai permesso troppe costruzioni così a ridosso del fiume.
Fortunatamente le previsioni si sono rilevate corrette come indicato qui.
Se qualcuno volesse usare queste foto deve solamente chiedere, comunicarmi dove verranno pubblicate, a patto che venga citato questo spazio e non vengano rimossi i miei marchi.
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Potete scrivermi dalla pagina “contattami” per qualsiasi informazione o per l’utilizzo delle immagini o per averne a maggior risoluzione.