I gabbiani spesso sono associati al mare ma è facile trovarli anche lontano dal mare. Sono uccelli robusti ed adattabili e alla fine non è infrequente incontrarli dove trovano cibo.
Il parco Lambro offre acqua, cibo e riparo dal sole quando è troppo cocente e comunque un ambiente non troppo ostile anche d’inverno.
Ecco che in questo periodo pandemico dove non si può andare lontano, dove bisogna rimanere nel comune, le mia attività motorie individuali all’aria aperta sono spesso accompagnate dalla mia fedele reflex.
Di recente ho comprato una EOS 100D usata per svecchiare un po’ il corpo aps-c e ho visto che è di una comodità estrema, ed è un prolungamento di me stesso. Alla fine monto un EF 100-300 f/5.6 L del 1987 e rimango sempre affascinato a vedere, seppure con le limitazioni che questa lente che ormai ha più di 20 anni si comporti bene con un dorso più moderno.
E’ tanto tempo che non scrivo in questo spazio e che non pubblico miei lavori.
Un insieme di pellicole da sviluppare
Purtroppo il tempo è tiranno e ho ceduto all’immediatezza di pubblicazione dei social anche se questo mi ha tolto parte del contatto con il lavoro dietro alla pubblicazione.
Ho passato un anno con molti cambiamenti, che mi ha portato ad allontanarmi un po’ dalla fotografia analogica, questo periodo della pandemia non ha certamente aiutato a fare fotografia analogica, avendo il mio “laboratorio” abbastanza lontano da casa.
Ma la sensazione di creare un’immagine dal principio alla fine, con processi per lo più fisici e non solo virtuali è qualcosa di inesprimibile. E’ bello e mi da la possibilità di essere più in contatto con il risultato finale.
Dagli anni 60 con furore! Un obiettivo luminoso e economico.
La fotografia analogica ti porta a sperimentare grandi strumenti dimenticati, strumenti di altri tempi ormai dimenticati ma che ti riportano al contatto con quello che vuoi trasmettere e riprodurre.
In ultimo il processo di sviluppo ti costringe a pensare ulteriormente, dopo averlo fatto in fase di scatto per adeguare i tempi e le modalità di sviluppo per ottenere il risultato voluto.
La possibilità di scelta, nella fotografia analogica inizia ancora prima di pensare al primo scatto. La scelta della pellicola influenza direttamente il risultato finale. Questo implica anche avremo 36 foto con lo stesso “stile” che ci impongono a compiere delle scelte in fase di scatto per adattarsi alla scelta presa in origine. Di contro è più semplice portare a casa un risultato comunque accettabile anche in caso di errori.
Sono convinto del fatto che con la pellicola è sempre possibile portare a casa un risultato.
Il naviglio grande una domenica mattina, di poco successiva a questa uscita (nelle mie intenzioni c’era di fare un post unico).
Onde generate da un’imbarcazione sul naviglio grande.
La resa della pellicola cambia molto a seconda della quantità di luce, confrontando le foto scattate con la stessa fotocamera, e la stessa pellicola sul far del giorno oppure con la luce decisa del giorno pieno, cambia tantissimo la resa.
Onde generate da un’imbarcazione sul naviglio grande.
Senza tempo
Il naviglio grande è uno di quei posti in Milano dove è possibile scattare una “foto senza tempo”, una foto cioè che, senza avere una conoscenza precisa del luogo nel corso del tempo, è difficile collocare in un’epoca precisa. La pellicola aiuta molto in questo.
Il Naviglio Grande a Milano è uno di quei posti in cui scegliendo attentamente l’inquadratura è possibile “nascondere” l’epoca in cui è stata scattata la foto. Rimane un posto senza tempo.
Quindi con un certo grado di attenzione è possibile, con qualche piccolo accorgimento tecnico in fase di scatto, produrre un’immagine che sia simile a quelle della vecchia Milano.
Il Naviglio Grande a Milano è uno di quei posti in cui scegliendo attentamente l’inquadratura è possibile “nascondere” l’epoca in cui è stata scattata la foto. Rimane un posto senza tempo.
Autoritratto
Il naviglio grande, tra l’altro, è uno di quei posti dove è difficilissimo non dover contestualizzare l’elemento umano. Luogo della movida milanese e luogo di numerosi mercatini ed eventi. Luogo inoltre caro ai milanesi per fare una passeggiata o semplicemente incontrarsi, “lontani” dal frastuono della città senza allontanarsi troppo.
Perché i selfie si fanno anche con la pellicola!
E perché non concludere questa gita al naviglio grande con un anacronismo bello e buono? Ultimo fotogramma del rullino (la EOS 5 riavvolge al 36esimo senza tentare ulteriormente) misurazione esposizione spot, AE lock e autofocus, scatto e… Selfie!
Il più grande problema di chi si diletti di fotografia è che è difficile che accetti di essere ritratto da altri. In questo la tecnologia aiuta: con la messa a fuoco manuale sarebbe più complessa (ma ci si può provare e lo farò).
Un tram al bacio è un iniziativa che mi ha incuriosito vista qui alla quale ho voluto partecipare.
Un tram al bacio
L’iniziativa “Un tram al bacio” consiste in un giro di circa 1 ora e mezza su una vettura completamente restaurata nel suo splendore originale (qualche modernità c’era nell’impianto elettrico, specialmente negli interruttori sezionali vicino al conducente ma immagino per motivi di sicurezza) con una guida del Touring Club Italiano che racconta peculiarità, storia, architettura e curiosità dei luoghi del percorso.
Da quello che mi è sembrato di capire dai discorsi tra gli organizzatori, un tram al bacio non fa sempre lo stesso percorso perché dipende dal tramviere cosa possa o meno fare in quel frangente.
Il centro, l’arco della pace, i navigli, la cerchia dei bastioni, i tre broletti di Milano, le vie dei mestieri, la darsena, piazza Fontana, con sosta per visita a piedi al Duomo e tanto altro ancora.
Le discussioni su come erano le cose in passato, sul mestiere del Tramviere che assieme a quello del Ghisa erano i mestieri più rispettabili della milano che era… Le soste continue per manovrare gli scambi con l’asticella in dotazione, le dissertazioni su quando c’era la “perteghétta”.
Un tram al bacio è un’iniziativa di un progetto più ampio che purtroppo è legato ad expo. Dico purtroppo perché iniziative del genere dovrebbero essere presenti a prescindere da un’esposizione universale perché la scoperta di ciò che ci circonda, nel quotidiano, è la parte più difficile in quanto posti che si vedono tutti i giorni vengono dati per scontati e spesso si perdono nella memoria degli abitanti tutti i fatti e le curiosità che una guida professionista può farti conoscere.
Insomma, molto interessante anche se sarebbe bello che iniziative del genere ci fossero sempre. Un’unica osservazione. Fosse stata a fine settembre sarei stato più contento visto che nel 1928 non esisteva l’aria condizionata sul tram e con i 34 gradi all’ombra del 23 luglio 2015 il bisogno si sentiva tanto.
Cittadina francese sulle colline delle alpi marittime, è un borgo con due anime. Infatti Èze-Village è un borgo storico arroccato su di una collina.
Veduta dalla porta della città
Il borgo domina il territorio circostante e non è un caso che l’arrivo nella cittadina avvenga tramite fortificazioni del XIV secolo.
Il borgo di Èze
L’atmosfera che si respira è di tranquillità e pacatezza. Complice l’autunno inoltrato le presenze turistiche non sono così accentuate. Èze sembra riposare in cima alla collina.
Porticato con Lanterna
Pare che Nietzsche abbia avuto l’ispirazione per uno dei capitoli di “Così Parlò Zarathustra” durante la salita a questa cittadina.
Scalinata
Una cosa che colpisce di questo villaggio, è la presenza della vegetazione al suo interno. Infatti in paesini di montagna che possono assomigliarvici, la vegetazione è estranea al contesto abitato, in quanto il paese è immerso nel verde. Quindi per combattere il freddo le abitazioni sono così vicine le une alle altre da non lasciar spazio alla vegetazione.
Èze, borgo mediterraneo
Passeggiando per il villaggio, come già detto, si può avere l’impressione di essere in un borgo appenninico, ma ogni tanto compare qualche segnale che mostra la sua vera natura di un paesino a poca distanza dal mare.
Vite rossa
Sensazioni, colori e profumi sono le parole chiave che guidano alla scoperta del borgo di Èze-village. E’ bello perdersi tra le sue stradine semplicemente andando a zonzo.
Autunno
Finita la visita al borgo, e approfittando del riposo offerto da una panchina, uno scatto regalato per gli amanti della fotografia geometrica. Due aerei lasciano la loro scia e si comgiungono al limite del tetto della casa di fronte.
Aerei
Arrivederci, Èze-Village, la prossima volta magari ci sarà il tempo per una visita al giardino esotico. Purtroppo questa volta il tempo a disposizione è stato limitato, ma è valsa la pena di visitare una cittadina così singolare.
Lungi da me dire che lo spagnolo è semplice ma il viaggio nei paesi baschi mi ha regalato sensazioni da “Da lontano non ci vedo più niente, un momento… Ah, è in basco!” Come in questo caso che pensavo la scritta volesse dire “soccorso” “bagnino” ma un lampo di genio, supportato dal web, mi ha portato alla giusta conclusione. Ora, però mi viene da pensare… Però questo comunque è un bagnino, nessuno era in pericolo, nessuno strillava, nessuna ambulanza in giro… Che poi. Se c’è bisogno del bagnino con una spiaggia per cui dopo qualche centinaio di metri tocchi ancora, siamo a posto!
Un bagnino alla Concha di San Sebastian. Come d’obbligo si usa il basco qui.
Matrimonio, bella festa, momenti di allegria che si concentrano un un momento come fosse una sorta di passaggio di testimone. Momento che non potevo non immortalare a mio modo.
Auguri agli sposi, due begli sposi, matrimonio toccante per molti motivi, uno dei quali è l’ambientazione, la stessa del mio. 🙂
Elisa lancia il bouquet nel giorno più bello, finora! Tanti auguri!
Domenica pomeriggio di lavori in casa, vengo attratto da cinguettii continuativi seguiti da silenzio, poi ancora forti…
Sotto il mio balcone, il tubo principale del gas del condominio passa nel muro di contenimento della strada per andare poi nella rete del gas. Il buco che permette l’uscita del tubo è più largo del necessario ed era solo questione di tempo.
Una cinciarella che porta da mangiare ai piccoli nel nido realizzato in un anfratto del muro.
Prendo la scala e decido di curiosare. Mi tengo a debita distanza per due motivi:
non voglio che i genitori abbandonino il nido
l’obiettivo non mette a fuoco così vicino.
Con l’ausilio del flash (strumento che detesto oltre ogni misura ma in questo caso era assolutamente necessario ho visto gli ospiti del nido di cui uno solo è stato così spavaldo da venire a controllare cosa stava succedendo.
Un pulcino di cincia che attende di essere sfamato. Non so se per fame o per spavalderia ha fatto qualche “passo” verso di me.
Primo maggio, Locarno, si prende la funicolare per il santuario di Santa Maria del Sasso e in cima vengo accolto da un panorama spettacolare. La pioggia poco prima è ancora neve sulle montagne vicine.
Un arcobaleno rende ancora più spettacolare questa vista sul Lago Maggiore con il santuario di Santa Maria del Sasso in primo piano.
Scendendo per il sacro monte un altro spettacolo mi si presenta davanti.
Un rovescio sul Lago Maggiore, visto da Locarno. I raggi di Sole si evidenziano con l’umidità atmosferica in distanza.
Giornata di totale relax fotografico con EOS 20D e 18-55 da battaglia.